La fine della storia infinita

David Hayward è un pastore evangelico che non ha paura di spogliarsi dai fondamentalismi e di mostrare le proprie debolezze e i propri dubbi. Il suo blog infatti si intitola Naked Pastor e mi trovo a condividere spesso i suoi articoli su Google Reader, e non mi interessa se questo potrebbe portare a farmi perdere dei followers sia tra chi non vuol sentire parlare di religione, sia tra chi vuole sentire parlare solo della sua religione. A me interessa trovare sempre la posizione più equilibrata. E tanto da quando c’è Google Buzz ogni tanto spunta fuori qualche nuovo seguace.

Ad ogni modo, traduco l’inizio dell’ultimo articolo che ho condiviso, Unfinal Fantasy:

Uno dei più grandi nemici della chiesa è la fantasia. Così come la fantasia è uno dei più grandi nemici del matrimonio. Insoddisfatti della realtà, ci creiamo una fantasia di ciò che desideriamo. Più grande diventa la fantasia, più grande diventa il divario tra la realtà e la fantasia, più grande diventa l’insoddisfazione. In seguito si giunge alla frattura, al divorzio, alla nevrosi, alla morte spirituale, il tutto avvolto nel dolce involucro del pronto recupero e del rinnegamento delizioso.

Fuchur from »The Neverending Story«Bisogna mettere fine alla “storia infinita”. Ve lo ricordate quel film? Il regno di Fantàsia minacciato dal nulla. Questo vale quando si è bambini. Oggi, almeno per me, la fantasia minaccia la mia vita in tutti i lati. Immagino centinaia di persone che tagliano i ponti con le proprie dipendenze. Immagino una vita familiare perfetta, senza imprevisti, con una comunicazione istantanea con chi mi sta vicino, che mi permetta di lavorare senze interruzioni. La fantasia più grande è quella di vedere una nazione che torna ad avere fiducia in una classe politica e che la smetta di scannarsi per un reality, per un pallone, per Sanremo. Desidero cose belle per tutti, ma irrealizzabili nel breve termine. Ho sperimentato una grande frustrazione e ho scoperto di essere un frignone. Quindi in questa settimana ho interrotto il mio lavoro e ho ridefinito il mio modo di sognare: mica si può smettere di farlo o altrimenti “I have a dream” se ne va a farsi benedire. Perché i miracoli accadono, solo che noi, persi nelle nostre fantasie e nelle nostre aspettative, non ce ne accorgiamo.

Ci sono momenti in cui bisogna compiere un salto nel buio, altri in cui bisogna esaminare sè stessi ed aspettare…

Ho trovato nuova linfa per il mio blog personale, che è il sito più difficile da gestire per me: buon segno.

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