Linux: non è tutto oro quel che luccica?

blender goldDopo tanti anni lo scorso ottobre sono stato al mio primo Linux Day, organizzato dal LUG di Rimini, e ho avuto modo anche di rispondere alle domande di una coppia desiderosa di provare qualcosa di nuovo in campo informatico. D’altra parte, i progressi del LUG Urbino e Montefeltro sono sempre più incoraggianti, e non vedo l’ora di essere presente ad una delle riunioni. Ma ci sono dei segnali che non devo ignorare, per definire con tranquillità il mio impegno con e per Linux, dopo aver letto su Facebook di un tipo che è passato a Windows 7 dopo aver provato quasi ogni distro. Il motivo? Linux non è pronto per il desktop e probabilmente non lo sarà mai. Lo so, una rondine non fa primavera, ma vediamo quante rondini riesco a vedere:

  1. Uno dei principali Linux Evangelist italiani di inizio millennio, Paolo Attivissimo, oggi usa il Mac
  2. Si pensava che se gli utenti avessero trovato Linux preinstallato sul computer, lo avrebbero tenuto: in fondo perché uno dovrebbe buttare via la copia di Windows acquistata insieme al computer, visto che ottenere il rimborso è complicato? Quando poi uscirono i primi netbook con Xandros, tutti sono corsi dall’amico di fiducia a chiedere di installare Windows XP.
  3. Sul computer di casa, Gnome tende a diventarmi sempre più lento. All’inizio pensavo fosse colpa di Ubuntu, poi dopo aver installato Arch Linux mi è successa la stessa, e ho cancellato i file di configurazione per risolvere il problema. Ho mantenuto Arch Linux perché comunque la sua filosofia mi piace molto, ma casomai rivolessi Ubuntu dovrei reinstallarlo perché misteriosamente non parte più.
  4. Per ammissione dello stesso Torvalds, il kernel Linux sta diventando sempre più pesante, senza un beneficio di funzionalità a controbilanciare
  5. Ci sono troppi ambienti desktop, e lo stesso ambiente cambia di continuo, e lo stesso ambiente nella stessa distribuzione viene stravolto da un aggiornamento all’altro (mi riferisco per esempio allo spostamento a sinistra dei pulsanti delle finestre in Ubuntu).
  6. Gli aggiornamenti delle distribuzioni non sono organizzati in una maniera razionale, e rischiano di appiedare l’utente. La soluzione migliore sarebbe passare da una LTS all’altra, ma chi ha questa pazienza?
  7. Il supporto per l’hardware è ancora scarso. Lo stesso gioco, Urban Terror, sul mio stesso computer, ha prestazioni che cambiano nell’ordine di due o tre grandezze sullo stesso computer.
  8. Allo stesso modo, il browser che troviamo preinstallato sulle distribuzioni Linux, cioé Firefox, è stato ottimizzato per Windows.
  9. Notizia fresca di oggi: un’azienda importantissima per Linux, cioè Novell, sta per essere fatta a pezzi

    Quando si smarrisce la strada, innanzitutto bisogna guardare a quella che è stata percorsa fino a quel momento. Linux non è stato concepito per diventare il sistema desktop dominante. Non è stato concepito per diventare il sistema server dominante, sebbene lo sia. Non si pensava nemmeno che potesse girare su qualcosa di diverso dal 386, e oggi abbiamo navigatori satellitari e smartphone con Linux. E’ stato concepito per puro divertimento, e non per far fallire le multinazionali. Io mi diverto tanto ancora oggi, e addirittura ci lavoro con Linux.

    Credo si sia fatto un errore di sopravvalutazione, perché i progressi del pinguino come sistema operativo desktop sono strabilianti, tenendo conto che ciò che sta dietro a Linux non è nemmeno paragonabile a ciò che sta dietro ad altri colossi. Oggi abbiamo la possibilità di provare distribuzioni senza installarle, di installarle senza partizionare, ritrovandoci già installati i programmi che servono in un sistema che basta aggiornare per avere la massima sicurezza. Lo sanno anche i bambini che cercando di accontentare tutti non si accontenta nessuno, eppure l’unico sistema che potenzialmente può accontentare tutti è proprio GNU/Linux, perché è personalizzabile. Spingere verso una personalizzazione standard è possibile e serve al bene dell’informatica e al mercato, ma quello che si ottiene non è un “Linux perfetto”, ma una distribuzione di Linux.

    Insomma, ognuno si senta libero di usare il sistema che desidera. A patto che non mi mandi file di Office 2012 che io non potrò mai aprire perché OpenOffice.org – pardon, LibreOffice – li supporterà solo nel 2013.

    10 thoughts on “Linux: non è tutto oro quel che luccica?

    1. 1) Anche Brunozzi è passato a OSX, ma sinceramente non mi importerebbe nemmeno se a cambiare OS fosse Cristo 😀

      2) Le interfacce per cellularoni non funzionano su un PC. Lo abbiamo visto con Xandros, lo vedremo quando verranno alla luce le stable di Unity e GNOME Shell. Quello sarà il vero flop, KDE e XFCE domineranno la scena. È per questo che la gente è corsa ai ripari.

      3) Per questo motivo, per i motivi di cui sopra, e per un po’ di voglia di novità, mi sono fatto una partizioncina con KDE. In ogni caso, rilevo questo prolema solamente per quanto riguarda lo startup, il resto è normale.

      4) Banalmente, non è vero. Semplicemente, chiediti per quale motivo Linux supporta sia il tuo ultimo acquisto che la macchina che avevi vent’anni fa. 😉

      5) Non confondiamo gli ambienti al naturale con gli ambienti distribuiti. In ogni caso non mi sembrano troppi, per me sono gli altri OS che ne hanno troppi pochi. Non mi pare che questa frammentazione abbia ancora portato a qualche svantaggio reale. Le apps dell’uno funzionano sull’altro, sono entrambi basati sugli standard posti da FreeDesktop.

      6) Non trovo. Mia sorella aggiorna il PC di release in release ogni sei mesi e non le è ancora scoppiato nulla.

      7) Opinione e gioco tuoi, qua Urban Terror va egregiamente sulle mie tre (tre eh) macchine 😛

      8) Questo succede perchè le distro hanno iniziato il proprio percorso quando Firefox era ancora un buon browser. Allo stato attuale, il miglior browser per Linux è Chromium, mi spiace ma è così, per il semplice fatto che Firefox ha enormi mancanze ingegneristiche, che sugli altri OS si fanno sentire molto di più a causa della mancanza di ottimizzazione. Che poi, comunque, credo che la tua percezione sia soggettiva, perchè qua ogni volta che apro Firefox su Win è un aborto lo stesso.

      9) In compenso Google, Samsung, Nokia, IBM. Tutte aziende in attivo. Tutte aziende **di parecchio** in attivo. Aziende che bene o male basano la propria strategia su Linux. Non dico che tu abbia torto, dico semplicemente che ti sei fatto suggestionare da alcuni eventi di questi giorni: è vero, Linux ha smarrito la strada. Ma è altrettanto vero che la palla da bowling ha fatto strike in un’altra pista. Una pista dove Linux può ancora dare molto.

    2. Hello! 😀

      Il tuo discorso, diciamo un filo provocatorio, ha del vero. Non condivido alcuni punti però o meglio, li avrei condivisi tranquillamente 3-5 anni fa, ma ora non più. O almeno non più così tanto.

      Hai perfettamente ragione sul numero di Desktop Environment e sulle uscite delle distro: è brutto dirlo, ma alla fine il metodo Debian è quello migliore. Una major release ogni 2 anni. Il problema è che l’informatica ha una nuova era ogni 6 mesi e due anni può risultare troppo, specie con la rapidità/frenesia di sviluppo del mondo FOSS.

      Detto ciò, c’è un fatto considerato di rado è che non c’è stato il miglioramento formativo in campo informatico che ci si sarebbe aspettati, almeno non in Italia (temo che ci scriverò un post 🙂). Diciamocelo: siamo ancora informaticamente analfabeti come nazione, pur con le nostre eccellenze. Imparare Linux significa dover per forza di cosa capire qualcosa di sistemi operativi, ma quello è un punto che via via sta sparendo: prendi l’installazione di una Ubuntu a caso. Una volta installare Linux significava quasi fare le cose a mano, con miliardi di “step”. Ora è molto facile, quasi idiot-proof.

      Chi dice che Windows o lo stesso MacOSX sono SO “facili” o “più facili” di Linux secondo me parla a sproposito perchè, in un modo o nell’altro, mi trovo a dover aiutare tanta gente e a prescindere dal SO installato: la gente non sa usare lo strumento-computer prima ancora della specifica sfumatura. Non parliamo installare/reinstallare qualcosa.

      Io stesso trovo che Vista e Seven abbiano complicato le cose, nascondendole sotto una nuova veste grafica (__es: aumento del numero di finestre di aprire per cambiare un IP della scheda di rete rispetto a XP__).

      Da utente Windows e (da poco) ex-utente Mac, non ho ancora trovato nulla che superi la Linux Mint. E nota che odiavo GNOME e preferivo KDE, per cui nel dirlo cammino sui ceci. 😀

      Quanto al fatto che GNOME si appesantisca, gconf a parte (l’ho sempre odiato), è nell’ordine naturale delle cose che i SO visti come un tuttuno si appesantiscano, prima o poi (e ci ho pure scritto un post).

      Dove hai letto che Firefox è stato ottimizzato per Win? Ogni distro (es: Debian con Iceweasel) praticamente se lo ottimizza in casa perchè se lo ricompilano, patchano, … Al massimo, se vuoi, moltre distro compilano ancora tutto per i386 e, se capita, i686, quando ormai le CPU moderne sono qualche gradino sopra. In ogni caso ci sono svariate soluzioni ottimizzate specificatamente per Linux e per le moderne CPU ma, come ho avuto modo di testare ricompilando per anni Gentoo, le prestazioni non è che ne giovino così tanto.

      Il supporto all’hardware scarso in Linux? E quando mai? Per dire, Win non supporta ancora ufficialmente USB 3.0 mentre Linux lo fa dal Settembre 2009. Se mi parli di ottimizzazioni spinte, per ovvi motivi, Windows viene curato di più in quanto detiene il 90%+ del mercato (__e molti vendor si “accontentano” volentieri di questa cosa: come dar loro torto__) però ti garantisco che in molti casi Linux è già più avanti: ditte come nVidia, ATI/AMD e Intel ormai sviluppano di pari passo su tutti e 3 i principali SO.

      Tutto questo senza toccare il mercato netbook e quello smartphone (Android è Linux con una nuova veste).

      Ok, finita la logorroica sproloquiata. Scusa il disturbo. 😀

      Ciau!

      JP

    3. Ragazzi, il vostro contributo mi onora tantissimo. Sì, sono stato provocatorio ma soprattutto spero che _emerga_ il mio senso di autocritica, che io antepongo sempre alla passione. Tenete presente che parlando di Linux mi riferisco in questo articolo al desktop, e non al kernel. Inizio con Bl@ster:

      1) E’ chiaro che hai ragione! Anche se chiaramente c’è da riflettere: si tratta di persone che hanno investito tempo e denaro su Linux. Sarebbe come se un cardinale diventasse mussulmano… Mi ricordo poi di un ragazzo che è venuto a piangere sulla mia spalla dicendomi che al LUG non lo avevano accettato perché lui voleva fare una propaganda seria a Linux ma soprattutto anti-Microsoft. Due mesi dopo stava scaricando il torrent di Windows 7. Alla fine, chi se ne frega? Il mondo è bello perché è vario

      3) Da me invece la situazione era tragica, ma cancellando tutti i file di configurazione Gnome è tornato rampante (e dire che Pollycoke me l’aveva detto)

      4) Mah, Torvalds ha usato una parola precisa: “bloat”. Ma sta comunque diventando “bloat” ad un ritmo più basso di quello di Windows e soprattutto ad un ritmo più basso di quello dell’evoluzione dell’hardware.

      5) Questa era una provocazione 🙂 La scelta fra i vari ambienti è un’opportunità meravigliosa. Quello che io pongo è un non-problema: pensi a Windows e ti viene in mente Start, pensi a Mac e pensi al Dock. Linux non ha una sua immagine predefinita che possa inserirsi, ma ha di più: la possibilità di crearsela.

      6) Bl@ster, tua sorella non penso che usi Apache, PureFTPd, Samba, SSHD, MySQL tutti insieme! Quanti repository extra potrà avere? Tanti quanti mia moglie, che infatti non ha mai problemi. Io ADORO fare gli update e amo avere tutti i miei pacchetti “bleeding edge”. Ma di solito la gente li odia. Purtroppo la user friendliness è direttamente proporzionale alla necessità di aggiornare spesso. Qui parlavo più in generale, ho fatto male a non precisare.

      8) Che Firefox sia diventato lento anche su Windows è un problema di questi tempi, ma Firefox 2 era una bellezza… ci sono pure i benchmark http://www.tuxradar.com/content/benchmarked-firefox-javascript-linux-and-windows-and-its-not-pretty

      9) Le grosse aziende che hai nominato sono sicuramente una garanzia, ma non sono aziende che basano la loro strategia _esclusivamente_ su Linux, dai, non le possiamo paragonare con Novell, o Mandriva, sono cose diverse. Il mio timore infatti non è per Linux, ma per le aziende che basano il loro business su Linux, il quale giustamente continuerà a sopravvivere anche grazie ai grossi calibri che hanno bisogno del kernel

      Veniamo a JP: hai capito perfettamente lo spirito dell’articolo e hai dribblato tutte le trappole.

    4. Da utente di linux di vecchia data capisco che ci troviamo tutti di fronte ad un problema fondamentale. Cosa vuole fare linux da grande?
      Bisogna seguire l’atteggiamento a volte anche un po’ integralista alla Debian? E poi condannare gli utenti ad avere di fatto pochi software in nome della filosofia open?
      Oppure cerchiamo di rendere Linux un’alternativa/clone di windows, con tutti gli svantaggi connessi (appesantire un sistema per qualche cretinata grafica a me sembra assurdo ad esempio).

      Dottorblaster dice una cosa vera: le aziende che basano parte del loro business su linux hanno sempre dei vantaggi.
      Ma le aziende possono permettersi anche di fare sviluppo. Io se installo linux a casa e non riesco a trovare un software che faccio?
      Sono costretto ad avere windows in dual boot…

    5. Bella Giova.
      L’articolo mi sembra un po’ pretestuoso, ma accetto la sfida:

      #1 – E con ciò? Vogliamo seriamente paragonare Attivissimo con Pollycoke? Non scherziamo…

      #2 – Chi cerca Linux lo fa per una ragione ben precisa. Chi compra un pc con Linux per poi metterci Windows viene da due possibili situazioni: o voleva risparmiare per poi piratare Windows, oppure non se n’era neanche accorto. Xandros o meno, la possibilità di comprare un pc con Linux era quella di non pagare la licenza di Windows. Chi partiva con il presupposto di usarci Linux quanto ci avrebbe messo per cambiare distro?

      #3 – Mai nessun problema con GNOME, al massimo con KDE qualcuno per la difficoltà di rilevare la scheda grafica e l’accelerazione, ma roba da poco. Chi parte dal presupposto che Linux sia completamente “isolato” e che non necessiti di manutenzione ha già capito male i presupposti di un OS “dinamico”.

      #4 – “bloat”, ma ci siamo chiesti perché? Lo stesso Linus sa bene perché il kernel sta diventando più pesante: l’introduzione di novità, grandi o piccole che siano, richiedono manutenzioni, accorgimenti, riscritture. E’ come lamentarsi perché all’inizio del ciclo di sviluppo un software è meno ingombrante che durante o dopo la release.

      #5 – Anche per Windows ci sono un sacco di effetti desktop, chi li vuole li installa, come per i desktop environment. Se non li vuoi ti tieni quello preinstallato e finisce lì. Lasciamo perdere Ubuntu che è un discorso (pietoso) a parte.

      #6 – Non sono organizzati in maniera razionale per la natura intrinseca dell’open-source e del sistema di repository. Chi non vuole gli aggiornamenti non li fa, ma se Windows o OSX sfruttassero queste possibilità non sarebbero affatto diverse.

      #7 – Ricordati sempre di distinguere: parli di hardware con codice driver proprietario o open-source? E’ lì il problema e non lo puoi imputare a Linux.

      #8 – Come dicevano poco più sopra, generalmente ogni distro ottimizza i pacchetti per sé. Concordo anche sul fatto che Chromium batta tutti largamente. Anche per me Firefox è di una pesantezza “irriverente” su qualsiasi piattaforma.

      #9 – Tante aziende son state fatte a pezzi e le loro tecnologie sono sopravvissute/migliorate. Quando il codice è open-source non si deve aver paura di nulla. I brevetti closed-source non ci cambiano la vita, tanto non li potevamo usare.

      Saluti!

    6. Giusto un appunto sui repository: io ho trovato il mio Nirvana con Arch Linux: con AUR riesco a compilare rapidamente tutti i pacchetti immaginabili che non si trovano nel repository di base. Ed essendo una distribuzione rolling-release, non esiste l’aggiornamento alla versione successiva. Quindi nonostante la natura dell’Open Source, è possibile razionalizzare anche questo aspetto.

      Più in generale, il Linux che fa le veci di Windows esiste già e si chiama Ubuntu.

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