Sono solo un freelance incasinato che cerca la propria pace economica

Sabato 3 agosto 2013 alle 9:00 è il momento scelto da Apple per aprire un suo store a Rimini, presso il centro commerciale “Le Befane”. Fra le aziende tecnologiche, Apple e Google si contendono il titolo per il maggior valore d’impresa, ed io con la mia partita IVA uninominale mi sento come una formica su Giove.

Sono un po’ malinconico perché io all’Apple hiring event di Rimini ci sono effettivamente stato, perché volevo provare cosa significa far parte di una multinazionale che nel bene e nel male ha fatto innovazione, anzi, si tratta dell’unica azienda tecnologica che rispetto agli anni ’80 gode di ottima salute: Commodore, Amiga e Atari non ci sono più, IBM è cambiata, Microsoft arranca, Olivetti è stata completamente snaturata (spero non siate stupiti di trovare Olivetti in questo elenco). Poi non so, Apple evoca nella mia mente sempre qualcosa di mistico e produce incontri inaspettati.

Inoltre uno stipendio fisso mi avrebbe fatto comodo, anche per mettere da parte qualche soldo da reinvestire in un’ipotetica seconda fase di carriera da libero professionista. Non a caso all’evento eravamo praticamente tutti dei freelance in cerca della propria pace mentale. Ho coltivato molte speranze, il destino ha voluto che l’evento si svolgesse nello stesso hotel, il Meridien, dove si è svolto il convegno di Rischio Calcolato (altra coincidenze che alimentano il mio lato non razionale). Tutto sembrava andare per il meglio, credevo di aver fatto una bella figura ma Apple mi ha ricontattato gentilmente scrivendomi che non facevo parte della scelta (un gesto comunque da apprezzare).

ParadiseEssere scartati non è mai bello, e ho riprovato l’amarezza di quando ero scelto sempre per ultimo nelle squadre di pallone, ma d’altronde sono stato sempre un nerd e forse pure mezzo Asperger. Tuttavia col senno del poi essere scartato è stata la mia fortuna, perché a luglio è iniziato un piccolo miracolo economico per la mia carriera da freelance, e a parità di entrate la libertà di cui godo è il valore aggiunto. Gennaio e febbraio sono stati due mesi duri, ma ho colto l’occasione per rinnovare completamente la mia immagine professionale. D’altronde quando sei in proprio e sei da solo sei condannato sempre ad annaspare, o perché non hai lavoro o perchè ne hai troppo, ma i momenti in cui non c’è lavoro sono preziosi per potersi riorganizzare, prendere la rincorsa e saltare di nuovo.

In un universo parallello, sabato mi troverete a fare il commesso presso il nuovo Apple Store di Rimini. In quello dal quale invece vi scrivo, probabilmente mi troverete alla festa per i 40 anni del Camping Paradiso, uno dei miei clienti. Due mondi, due stili di vita, due ruoli diversi. Il film della nostra esistenza potrebbe vederci come comparse di un kolossal o come protagonisti di una produzione indipendente: a me interessa riuscire a dare tutto me stesso mantenendo un’etica del lavoro impeccabile, per il momento ho visto delle sliding doors chiudersi davanti a me.

Westminster tube station

Ora termino questo che allo stesso tempo è un viaggio mentale ed uno sfogo e torno alla caccia di certificazioni di versamento delle ritenute d’acconto, uno dei tanti passatempi che offre la vita di un freelance.

5 thoughts on “Sono solo un freelance incasinato che cerca la propria pace economica

  1. Scelta giusta e condivisibilie quella di partecipare all’ evento;
    condivido il resto dell’ articolo, sottolineo l’ importanza di noi liberi professionisti che spesso riusciamo a fornire servizi migliori e più accurati e personalizzati delle grandi aziende con molti dipendenti, anche se c’è da dire che la situazione economica globale e l’ aspetto fiscale, di certo non ci favoriscono…

  2. Internet sembra che offra tanto ma quando si cerca veramente un lavoro o un’opportunità alla fine non si trova nulla. Questo è uno dei lati oscuri del web.
    Ti faccio i miei migliori auguri!

  3. Grazie del suggerimento, articolo molto interessante edito fra l’altro da uno dei pochissimi (forse l’unico) giornale non schierato politicamente, che infatti tratta temi scottanti, proprio come questo.

    Il declino di queste società digitali, e si può dire che di aziende italiane importanti baste sul web ce ne siano ben poche, è la fotografia dell’ Italia, dove:
    -La ricchezza è in mano a pochi e sempre i soliti, che controllano i consigli di amministrazione delle principali attività (grande produzione, gruppi bancari, assicurazioni). Questi pochi godono di ricchezza e potere immensi essendo dentro a più CDA e alla gente comune rimane ben poco.
    -Le operazioni finanziarie sono effettuate da loro solo per spolpare soldi da queste società e arricchirsi, non esiste una mission aziendale (quale migliorare un prodotto o imporsi in un mercato per conquistarlo con qualità e innovazione), esiste solo il guadagno a scapito delle aziende stesse, dei lavoratori, della ricchezza dello stato nel suo complesso. Il risultato lo vediamo ai giorni nostri, le aziende sono svendute agli stranieri a cifre ridicole perché con la crisi non con conviene più rimanere qua (lo stesso vale per colossi come Alitalia e Telecom). Lo stato non ha più attività importanti e degrada sempre di più.
    Questo è il risultato di porre il denaro al primo posto, nelle aziende e nella politica.

  4. Credo che il quadro che hai delineato rappresenti la situazione mondiale, non solo dell’Italia, con la differenza che negli Stati Uniti uno Zuckerberg qualsiasi può dare l’illusione di creare dal nulla una nuova ricchezza, drenando pochi dollari a persona con le inserzioni pubblicitarie.

    Negli Stati Uniti sono in 320 milioni, se ognuno paga un dollaro a testa…

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