Quando E. Honda di Street Fighter mi diceva “Non sai fare meglio di così?”

Con Street Fighter 2 ho un rapporto di amore e odio. Quando me ne parlarono la prima volta, non riuscivo a credere alle mie orecchie:

Sai, al bar a Sassocorvaro hanno messo un gioco in cui ci sono 8 guerrieri di diverse nazioni del mondo, e ne devi scegliere uno. Poi per vincere devi battere tutti gli altri 7, più altri quattro che all’inizio non potevi scegliere.

Voi non potete immaginare come potevano queste parole nella mente di un decenne come me, che trascorreva le giornate con Risiko e i videogiochi.

– C’è l’Italia?
– No.

Ecco, già iniziavano a saltare fuori i primi difetti, anzi, per orgoglio autarchico quasi non avrei voluto giocarci. Ma quei colori così brillanti e quei movimenti così fluidi rappresentavano l’apoteosi della grafica 2D, qualcosa a cui non potevo resistere, e così iniziai a fare le mie prime partite, al bar dei Bagni Nella in località Fosso Sejore, comune di Fano.

C’erano altri cabinati molto interessanti, come Snow Bros, Cabal, Final Fight e Chase HQ, ma davanti a quello di Street Figher 2 Turbo si formava sempre un piccolo pubblico. Solo che io ero una schiappa totale a quel gioco, tutti gli altri conoscevano le “combo”, che io all’epoca chiamavo semplicemente “mosse”, ed io perdevo con tutti.

Inizialmente ero affascinato da Vega, poi una volta capitò che per un malinteso venni lasciato al mare dai miei genitori e così per tenermi su di morale nell’attesa di essere venuto a prendere la barista mi regalò parecchie monetine per giocare, ed io ne approfittai per impratichirmi con Honda, personaggio più affine al mio fisico rispetto al precedente.

Riuscii finalmente ad arrivare al livello bonus, quello in cui bisogna sfasciare la macchina, e con la facilissima mossa “mille mani” di quel personaggio fu uno zucchero. Mi sentii appagato, fino a quando negli anni 2000 non mi prese la scimmia e grazie al MAME e alla possibilità di regolare il livello di difficoltà finalmente lo completai del tutto, sempre con il mio lottatore di sumo preferito.

Ma c’è un motivo particolare che mi fa odiare quel gioco: la pessima conversione che ne fece la US Gold per il mio amato Amiga 500, che già di suo aveva un unico pulsante a fronte dei 6 necessari per il gioco. Caricamento infiinito, quattro floppy da swappare, colori slavati, personaggi lenti: ormai la mia piattaforma videoludica era decisamente superata.

 

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