Io sono un attentatore

Ho saputo dell’attentato a Parigi grazie a quella funzionalità di Facebook che ha permesso ai miei amici in zona di dirmi che stanno bene. E’ un particolare di non poca importanza, perché ci ricorda che dopo tutto siamo fortunati a vivere in questi tempi.

L’attentato a Charlie Hebdo era premeditato, e c’era margine per poter far dire a qualcuno “se la sono cercata”. Qui invece sono state uccise persone a sangue freddo e i sentimenti sono più che mai quelli del 9/11.

Il quotidiano Libero non conosce mezze misure e se ne esce fuori con un titolo che io non voglio nemmeno citare. Il pensiero che viene portato avanti è che siamo stati colpiti a tradimento dalle persone che abbiamo accolto come profughi, senza nemmeno considerare l’ipotesi che i profughi in realtà stiano scappando proprio dal covo di questi assassini, come ha scritto qualcuno su Twitter.

Nel mondo ci sono 1 miliardo e 600 milioni di islamici. C’è gente che crede che siano tutti d’accordo per ammazzare tutti gli altri esseri umani, prima o poi. Perché non lo hanno già fatto, visto che hanno pure la bomba atomica? Che facciamo, gli ammazziamo noi prima? No, noi non ne siamo capaci, perché ormai non riusciamo più ad anestetizzare la nostra coscienza autoconvincendoci che lo stiamo facendo in nome di un qualche dio.

Non cadiamo nella tentazione di rinchiudere quello che è successo nei recinti delle religioni: un uomo ammazza un suo simile per prendergli ciò che ha. Molto più spesso lo ammazza perché teme che il suo simile possa fare altrettanto. E trova il coraggio e la motivazione per farlo nella religione.

Poi ci sono quelli che assolvono gli islamici e attribuiscono questi attentati ai propri politici che avrebbero bisogno di pretesti per introdurre nuove misure di sicurezza e quindi di controllo. Il nostro cervello si affanna a cercare colpevoli che agiscono nell’ombra pur di non dover accettare il proprio lato oscuro.

Poi ci sono quelli che dicono che la miglior cosa è restare in silenzio. Ammiro le loro preterizioni, io invece scrivo queste righe perché il senso della mia vita ormai è diventato cercare di lasciare il mondo un pochino meglio di come l’ho trovato, e non vedo l’ora di andare assieme a lui a vedere Disneyland Paris.

Mickey & Co - Magic On ParadePicture credits

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