La psicologia del trading speculativo di criptovalute

Questa storia ha inizio nel 2012, un anno in cui io scopro Bitcoin e Fernando Alonso guida magistralmente la Ferrari. Nel 2019 rimane ben poco delle ambizioni dell’asturiano e del tracciato di Valencia dove il medesimo vince una gara epica. All’epoca pensai che il mondiale sarebbe tornato a Maranello e che Bitcoin sarebbe rimasto un fenomeno di nicchia; provai a “minarne” qualcuno, ma il mio MacBook senza GPU non mi avrebbe portato lontano, e già si vociferava dell’avvento dei circuiti integrati ASIC che avrebbero rese obsolete pure le GPU per quello scopo. L’idea di comprare qualche BTC a 50$ non mi sfiorò neppure.

Arriviamo al 2014, la Formula 1 mette il turbo e BTC arriva a 3000 dollari (vado a memoria, potrei sbagliare). A quel punto il consiglio di acquistarne qualcuno mi arriva direttamente da una esperto della finanza con cui avevo l’onore di collaborare. Io di contro decido di iniziare a minare Litecoin, avendo la possibilità di collaborare con una webfarm che gentilmente era disposta a prestarmi cicli di CPU “spare”. In una settimana guadagnammo l’equivalente di 10 €, e decidemmo che era meglio staccare tutto: la paura di un danno hardware per il surriscaldamento era più grande del potenziale beneficio. Ho riconosciuto 5 € al mio socio e mi sono tenuto i LTC.

A fine 2017 scopro di una “bolla”. Vado a vedere le quotazioni, apro il mio portafoglio e scopro che i miei 5 euro erano diventati 140!  A questo punto ho venduto tutto e sono uscito dal mercato. Per il momento questa resta la scelta più saggia che io abbia mai fatto nel campo delle criptovalute.

A inizio gennaio 2018 rimango ipnotizzato dalla volatilità del mercato, e decido di approfittarne. Quindi investo 100 € rientrando nel mercato praticamente allo stesso prezzo in base al quale sono uscito, quando invece sarebbe stato opportuno aspettare un ritracciamento. Ma chi se ne importava, visto che un club conosciuto su Facebook (Bitcoin 3x) prometteva che mi avrebbe insegnato a guadagnare il 20% al giorno in cambio di 100 € al mese?

In quel periodo Facebook fioriva di questo tipo di annunci, tant’è vero che dovettero ad un certo punto bloccarli perché probabilmente la gente se la stava prendendo con la piattaforma. Tutti noi possiamo dare segnali di trading. Basta dire: “Bitcoin potrebbe salire, ma potrebbe anche scendere” in una forma chiaramente ben condita, e – bam -, dopo qualche giorno si può dire di aver indovinato.

Qualcuno disse una volta che la borsa è il luogo peggiore per ritrovare sé stessi. È stato così anche per me. Ero completamente in preda alla FOMO, Fear of missing out, la paura di essere l’unico sfigato che si perde l’occasione di una vita mentre tutti se la stanno cogliendo. Quanta gente vive in attesa di un colpo di fortuna e abbocca alle truffe più disparate? Questa esperienza mi ha fatto propendere decisamente verso homo faber fortunae suae: le opportunità vanno create.

È incredibile come nel trading tutti i bias cognitivi ci remino contro. Oltre al suddetto FOMO va citato anche il bias ottimistico-persuasivo: quando si è in perdita ci si convince che prima o poi il trend cambierà. Incassare una perdita del 10% fa stare male pensando che si sarebbe potuti uscire con un 5%, e lo stesso discorso poi si ripresenta al 15% di perdita, rendendo ancora più dura da digerire la perdita.

Ricordo in particolare di una crypto che un giorno sembrava impazzita, si chiamava DGD. Saliva, saliva. Decido di entrare. Sale, sale. Penso di aver guadagnato abbastanza e allora esco. Sale, sale. Decido di rientrarci. Scende, scende: la mia seconda entrata è in perdita. Resto perché penso che continuerà a salire. Scende, scende: ho perso anche il guadagno della prima entrata. Scende, scende: sono in perdita complessiva. Mi sento un deficiente.

La parte più difficile del trading è l’attesa. Riuscire a stare fermi quando il mercato è indeciso, perché l’unico amico che si ha in questo ambiente è il trend. Quando si individua il trend in soccorso viene lo stop loss: in parole povere significa ammettere che il mercato è ormai andato in una direzione diversa da quella sperata.

Tuttavia la scarsa capitalizzazione del mercato delle criptovalute permette ai market maker, quelli con i soldi per intenderci, di far credere che il mercato vada in una certa direzione per fare in modo che i malcapitati come noi impostino i loro ordini, salvo poi invertire bruscamente la rotta facendo scattare i suddetti stop loss. Si parla in questo caso di long squeeze e short squeeze.

Non è semplice nemmeno gestire un’entrata positiva: a quale livello bisogna uscire? Qui si mette in azione il principio del trailing stop: man mano che il prezzo sale lo stop loss segue la stessa salita. Si può anche scegliere di vendere una parte per rientrare dall’investimento e lasciare correre all’infinito il guadagno.

Io ho cercato in questi mesi di applicare tutti questi principi un trading system completamente automatico per ovviare a tutti i limiti della psicologia umana (soprattutto della prima). L’ho realizzato purtroppo con le tecnologie che conosco meglio: PHP, MySQL e cron. Ma c’è un problema: funziona bene quando i prezzi si muovono tra un minimo e un massimo, mentre perde di brutto quando il mercato “strappa” deciso verso l’alto o verso il basso, e queste situazioni sono state più comuni e non sono state riconosciute adeguatamente dal sistema. Ed ecco perché il blog è rimasto fermo: ho dedicato tutto il mio tempo libero a questa creatura.

È stato come un anno sabbatico per me, in cui ho completato un viaggio all’interno di me stesso e imparato a gestire le mie emozioni, affinando le mie capacità matematiche. Ma per quello che riguarda i guadagni… nessuna strategia ha mai battuto l’holding nel mercato delle criptovalute. Si compra quando il mercato ritraccia per poi dimenticarsene.

Diciamo pure che nel mondo ci sarebbe richiesta per sole tre criptovalute:

  • una criptovaluta da usare come riserva di valore, a mo’ di oro digitale (e qui Bitcoin domina incontrastato)
  • un’altra per gli smart contracts (Ethereum)
  • una terza per pagamenti anonimi (Monero)

Tutto il resto è pura speculazione: la gente compra non perché crede in un progetto e ci vuole investire i soldi per vederlo crescere, come accade nel mercato azionario. No, comprano solo per poter rivendere ad un prezzo più alto e vendono per poter comprare ad un prezzo più basso.

Probabilmente il bot che ho creato inizierà ad andare in attivo un giorno. Ma ora probabilmente ha solo bisogno di maturare esperienza, cioè di avere più dati a disposizione. Forse ora tornerò a dedicare i momenti di decompressione al mio blog.

In tema denaro e investimenti vi consiglio di seguire questi personaggi:

  • Luca Lixi
  • Emanuele Bonanni
  • Roberto Pesce
  • Francesco Carlà (si, proprio il creatore di Simulmondo, che produceva giochi Amiga; e così ho infilato l’Amiga in un altro post)

Se invece volete ostinarvi con le crypto c’è SbancaCrypto.

Image credits: Vietnam Grand Prix: As Valencia’s F1 track lies abandoned and in disrepair, can Hanoi learn any lessons?

1 thought on “La psicologia del trading speculativo di criptovalute

Leave a Comment

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fonire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o clicchi su "Accetta" permetti al loro utilizzo.

Chiudi