Ci voleva il Coronavirus

L’effetto che vi crea un titolo del genere la dice lunga su chi siete e poco su chi sia io. Quindi parto da me che faccio prima: si tratta di un’autocitazione. Passiamo a voi. Magari siete navigati e questo titolo lo avete classificato come clickbait: concedetemelo. Nella peggiore delle ipotesi vi siete indignati e mi avete classificato come cinico e insensibile. Nella migliore delle ipotesi in questi giorni di arresti domiciliari avete riscoperto una parte di voi stessi che avevate dimenticato, e nel mio caso si tratta del mio blog. Perché mi sono accorto di avere un pensiero più articolato del solito, che come al solito però gioca sulle contraddizioni.

È successo infatti un miracolo: gli italiani tutti sono d’accordo su due concetti che appartengono ai due sistemi in voga e in opposizione: quello sovranista e quello… anti-sovranista. Tra parentesi: è un peccato che non esista un termine per definire gli anti-sovranisti senza porli in antitesi con qualcosa. Come se senza sovranismo non esistessero. Un po’ come anticorpo e antibiotico…

Il primo concetto: di questa Unione Europea non ci possiamo fidare, almeno secondo il nostro concetto di fiducia. Ce lo hanno detto i sovranisti, ce lo hanno ripetuto per anni, ma abbiamo creduto che nei momenti di difficoltà avremmo potuto comunque… usufruire di strappi alle regole. Questo nonostante avessimo avuto modo di vedere il trattamento riservato alla Grecia. Noi evidentemente pensavamo che essendo tra i paese fondatori ne avremmo avuto uno diverso e che in situazione di necessità ci sarebbe stato permesso di fare altro debito, perché è di questo che si tratta, e non di soldi regalati. Ma per un tedesco un debito è una colpa, punto. Ma proprio nel senso di “Padre nostro, rimetti a noi i nostri debiti”. I debiti non vanno fatti e se vengono fatti vuol dire che sono stati commessi degli errori. E quindi sono a loro volta errori. Per un italiano… beh, è qualcosa che deve passare in secondo piano in situazioni di necessità: chiedere indietro i propri soldi a chi sta attraversando situazioni personali difficili viene considerato socialmente non accettabile; e così fioriscono i “passo domani”, “mi è morto il nonno”, “quando incasso”, “il tempo di ingranare con questo lavoro”, “sono stato male”. Ecco perché un’unione come quella attuale non può funzionare: sono diverse le priorità. Altra parentesi: io personalmente con i soldi ho sempre avuto un rapporto conflittuale, quando riuscirò a risolverlo gli dedicherò un post. O forse è lo scrivere il post che mi aiuterà a risolverlo.

Il secondo concetto: Burioni sarà pure borioso ma alla fine stiamo applicando quello che lui aveva proposto fin dall’inizio. Gli altri paesi possono permettersi un approccio diverso perché hanno molti più posti in terapia intensiva. Noi invece guardiamo con ammirazione la Cina che ha costruito un ospedale in 10 giorni, senza però renderci conto che gli altri non hanno bisogno di costruirne perché hanno già abbastanza posti letto. Ma fa più rumore una foresta che cresce in 10 giorni di una già cresciuta nei secoli.

Il nostro problema è che ragioniamo per compartimenti stagni, e questo ci impedisce di progredire. La fisica classica è andata in crash nel momento di stabilire la natura della luce, che – ironia della sorte – è la prima cosa che Dio crea nel racconto della Genesi. C’era chi sosteneva fosse un’onda, e chi fosse composta da corpuscoli. E ognuno aveva esperimenti scientifici che dimostravano la propria tesi, sconfessando quella degli altri: un incubo. Alla fine furono i fisici teorici a intuire che era il modo in cui veniva condotto l’esperimento a condizionare il comportamento di corpuscoli la cui posizione non poteva essere determinata con sicurezza ma solo “contenuta” da un’onda di probabilità: avevano ragione entrambe le parti.

Vogliamo riportare ordine nel nostro caos meraviglioso tirando delle righe per poter stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato, cosa amare e cosa odiare. Invece basterebbe guardare l’antica Grecia, in cui si usava una parola, τέχνη [téchne], che andava bene per identificare qualsiasi tipo di abilità, sia scientifica che artistica. Non a caso i grandi filosofi erano anche scienziati. La mia téchne per esempio è quella di modellare soluzioni hosting per siti che generano profitto, e da un certo punto di vista è arte, come ho imparato nel corso universitario di Ingegneria del Software grazie al mio professore Tommaso Pagnini, corso di cui conservo ancora le slide. Mentre invece il mio amore per la fisica è merito del mio professore liceale Silvano Tiberi.

Noi invece non abbiamo come modello la società greco-romana, ma quella dei Puffi, in cui

  • ognuno sa fare una cosa sola, ma tanto non muore mai
  • non c’è democrazia ma la dittatura benevola del Grande Puffo
  • non si valorizzano le singole donne, ma le si idealizza in una Puffetta tanto una vale l’altra
  • a qualcuno ogni tanto tocca di fare la parte del Gargamella

È a questi concetti che ripensato oggi quando mi è stata consegnata questa lista della spesa compilata da mia madre e mio figlio:

Non solo mia madre – che ha quasi 80 anni – ha scritto i prodotti da acquistare nell’ordine in cui li avrei incontrati nel percorso all’interno del supermercato, ma in nero ci sono quelli nella corsia che dall’entrata portano al banco gastronomico, e in rosso quelli dal banco verso le casse. Poi per aiutarmi a capire cosa intendesse mia madre per “sapone liquido” è subentrato mio figlio, che ha riprodotto logo, scritte e illustrazione della confezione. Quando il metodo si incontra con l’arte nascono i capolavori.

Nella vita puoi avere bisogno di tutti. Ho cercato sempre di avere avere delle posizioni che mi permettessero di andare d’accordo con più persone possibili. Si dice che chi cerca di essere tutto per tutti finisce per diventare niente per nessuno: io ho scoperto che se cerchi un qualcosa in ognuno diventi qualcosa per tutti. In occasione delle elezioni comunali di Montecalvo in Foglia in cui sono eletto consigliere con una lista civica di centro-sinistra mi sono trovato a pranzo con Alessia Morani e Simona Bonafè ed ad un certo punto ho dovuto dire che io sono il webmaster di Scenari Economici, l’organo di informazione dell’area sovranista, ed è stato divertente.

Ora stiamo vivendo una situazione che di divertente non ha nulla, e probabilmente rimarrà l’esperienza più simile ad una guerra che vivremo nelle nostre vite. Tutti perderemo qualcuno che conosciamo, qualcuno perderà chi l’ha cresciuto. Ma l’entusiasmo che ne conseguirà una volta cessato il pericolo sarà altrettanto indimenticabile, ne sono sicuro. E se questo fosse il travaglio del nostro nuovo Rinascimento?

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