Tre cose che ho visto, un tema: The Good Place, Sanpa, L’Isola delle Rose

Che cosa si farà in paradiso? Ce lo siamo chiesti tutti prima o poi, e ricordo perfettamente quando questa domanda uscì fuori durante l’ora di religione ai tempi delle scuole medie. Sono quelle domande fastidiose, come “cosa c’era prima della Creazione” o “da dove proveniva la moglie di Caino”, e visto che sono domande senza una risposta giusta o sbagliata diventano automaticamente domande sbagliate. Però se da un lato riusciamo in un certo modo a sorvolare sui dettagli del nostro lontano passato diventa più difficile farlo su quelli del nostro futuro. Sappiamo solo che in paradiso staremo bene e dato che per noi pre-adolescenti nei primi anni ’90 il massimo della felicità era la sala giochi abbiamo immaginato il nostro paradiso come un’immensa sala giochi gratuita. Sì, poter giocare a tutti i videogiochi esistenti era veramente tutto ciò che io potessi desiderare. La cosa curiosa è che da qualche anno io ho la possibilità di sperimentare quel paradiso che immaginavo, grazie agli emulatori. [1. Mi sono installato RetroArch sulla PlayStation 3 grazie ai tutorial di Vulpix Hackerino e ho caricato un po’ di giochi arcade, del Sega Master System, del Sega Mega Drive, del Super Nintendo e del Game Boy. Ho finito (grazie ai salvataggi continui) Master of Darkness per Sega Master System, ogni tanto gioco a Super Mario World e con mio figlio sfidiamo Danny Sullivan a Indy Heat.] È un bel modo per scaricare le tensioni in attesa di poter tornare a giocare a calcio, ma non è esattamente il modo in cui vorrei passare la mia giornata. Magari potrei prendere in considerazione l’idea di diventare un giocatore professionista di FIFA, ma io sono della stessa idea di Rudy Bandiera: la disciplina e il dover fare risultati comporta il passaggio da hobby a mestiere. Sulla disciplina tornerò a parlare più avanti, intanto prendete per buona l’idea che il paradiso che mi immaginavo da piccolo mi è venuto a noia.

Invece un tentativo di raccontare il paradiso è stato fatto da una serie che definirei tanto minimal nell’impostazione quanto ambiziosa nelle intenzioni. Sto parlando di The Good Place, che io in realtà non ho visto tutta perché poi mio figlio ad un certo punto è andato avanti da solo, ma di cui comunque ho visto per intero l’ultima stagione. Nelle prime tre ai personaggi viene solo fatto credere di essere finiti in paradiso (“La parte buona”), perché in realtà sono vittime di un esperimento raffinato di tortura psicologica. Il loro inferno consiste nel credere di essere in paradiso al posto di un’altra persona.

Spoiler
A dispetto di tutto e di tutti però questi personaggi riescono a tirare fuori la versione migliore di sé stessi, e alla fine giungono nella vera parte buona, salvo scoprire che alla fine non è possibile trovare infiniti passatempi per riempire l’eternità, e che un paradiso può essere perfetto solo se contempla la libertà assoluta di poter cessare l’esistenza della propria coscienza di sé.

Ecco, ora che ho visto Sanpa mi viene naturale paragonare la comunità ad uno dei distretti di “The Good Place”, e a pormi delle questioni etiche su cui vorrei tanto sapere l’opinione di Chidy Anagonie, ma intanto provo a fare le mie considerazioni. Qualcuno ha paragonato Muccioli a Mussolini, ma secondo me la sommatoria delle azioni di Muccioli tende al bene, mentre invece quelle del duce decisamente no. Il dilemma principale è: fino a che punto posso spingermi nel fare del male ad una persona per preservare un bene che quella persona magari in quel momento non riesce a comprendere? Allora, innanzitutto Muccioli si è configurato alla stregua di un sostituto d’imposta, erogando regole e disciplina al posto dei genitori dei ragazzi. E come abbiamo visto la disciplina è fondamentale per raggiungere un risultato, non è questione di essere fascisti qua. Di questo i ragazzi che entrano in comunità ne sono perfettamente consapevoli. Il peccato più grosso qui per me è stato il voler rinunciare a qualsiasi supporto farmaceutico, equiparando il tutto a droga; nel documentario si parla anche di un Muccioli omeoterapeuta. Un altro aspetto interessante da discutere riguarda l’affettività: che cosa ha portato quest’uomo ad amare in una maniera totalitaria delle persone di cui nessuno voleva e sapeva occuparsi?

Per concludere vi lascio un altro parallelismo, quello tra San Patrignano e l’Isola delle Rose, perché come si dice nel documentario San Patrignano è interpretabile come uno stato indipendente, con frontiera, guardie, risorse e governo propri. Solo che l’Isola delle Rose, nata come sperimentazione di tecniche di costruzione in mare, è stata fatta affondare perché lo Stato perdeva gli introiti delle tasse, nonostante la gente ci si divertisse. San Patrignano è sopravvissuta perché risolveva un problema che lo Stato non voleva affrontare, e in più faceva e fa risparmiare soldi perché svuota le carceri. Voi che ne dite?

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