Pizzarotti, il riformatore del grillismo

Credo di poter comprendere quello che sta vivendo in questi giorni Pizzarotti, perché anche io ho sperimentato l’onta di sospensioni ed espulsioni da gruppi religiosi per motivi riconducibili comunque al mio pensiero non allineato. Esatto, religiosi, perché proprio a ragione della mia esperienza in materia mi ritrovo a dover dare parzialmente ragione a chi sostiene che il M5S non sia un partito: ormai non ho più dubbi che ci troviamo di fronte ad un movimento con principi assoluti tutto sommato condivisibili le cui decisioni ultime tuttavia sono prese da un non meglio precisato “staff di Beppe Grillo” sulla base di un regolamento non scritto; tutto questo in italiano risponde alla definizione di setta.

Inutile intavolare qualsiasi tipo di discorso a questo punto: non si tratta più di una questione politica ma di fede, e la dissonanza cognitiva dei militanti è totale; basta scorrere i commenti dei grillini che, mettendo in pausa il classico disco “menoelle-piddino-collusi-indagati”, si scagliano contro il sindaco di Parma. A nessuno importa dell’operato del prima cittadino, nè tantomeno della vicenda giudiziaria che ha sollevato la querelle, ma solo una serie di rimproveri ad un pubblico ufficiale trattato come uno scolaretto che ha nascosto un avviso del maestro ai genitori.

C’è qualcuno comunque che inizia a fare qualche collegamento: come mai a ridosso di elezioni e con il M5S avanti nei sondaggi Beppe Grillo commette puntualmente una vaccata, termine usato addirittura da Travaglio? Perché sembra che i sindaci dei comuni a 5 stelle vengano progressivamente lasciati al loro destino, nonostante una buona amministrazione? Forse lo scopo di tutto è continuare a vivacchiare come un’opposizione che funga da specchietto per le allodole per il blog?

Nel frattempo Pizzarotti continua a produrre memorie difensive digitali, peraltro facilmente falsificabili, probabilmente per riuscire a dimostrare che a tradire il Movimento è stato Grillo stesso e non lui, e qualcuno arriva addirittura a metterlo in guardia sul fatto che non ha lo stesso carisma del comico genovese. Se tutto questo è l’antipasto, prepariamoci per il piatto forte: Roma in mano a Virginia Raggi.

I sindaci d´Italia nell´Aula di Montecitorio. Idee per il futuro del PaeseImage credits

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